IL PARTITO DELLA PARTECIPAZIONE NON C’E’ PIU’

Prima o poi viene a tutti un senso di colpa per non essere andati al seggio per votare, prima o poi viene a tutti il dubbio che il disgusto per la politica sia un sentimento preconcetto. Così una volta tanto abbiamo accettato l’invito ad una riunione, magari in periodo elettorale. Ci siamo ritrovati in una sala stipata di gente (in periodo elettorale le sale sono sempre affollatissime), tra persone poco avvezze a parlare in pubblico come noi, e organizzatori affabili e interessati alla nostra opinione.
Siamo tornati a casa pensando di dare una mano, e magari lo abbiamo fatto. Dopo le elezioni il disgusto per la politica è tornato, acuito dal sospetto di essere stati usati. Ci siamo chiesti che cosa abbiamo sbagliato.
L’errore consiste nel non chiedersi chi sia il padrone del partito. Perché in Italia, fino a quando non sarà varata una LEGGE SUI PARTITI, il partito sarà di un padrone e della sua corte di professionisti della politica o aspiranti tali. Costoro non lasceranno mai spazio ad altri perché la prima preoccupazione del professionista della politica (o aspirante tale) è di fare terra bruciata intorno a sé. La sua carriera non fa perno sulle sue doti, ma sull’eliminazione di chiunque possa fargli ombra.
Il partito padronale quindi falsifica la democrazia (anche tramite il controllo dei media), compie un vero e proprio attentato alla Costituzione. Non crea partecipazione, la falcidia. Ma non basta: ai danni che causa si sommano le storture della legge elettorale italiana che permette le candidature plurime e in regioni diverse da quella in cui il candidato risiede ed è conosciuto.
In sintesi, questo sistema fa emergere quasi sempre i peggiori, personaggi spregiudicati, dinosauri della politica, gente che rappresenta solo se stessa.
La politica italiana cambierà solo quando una LEGGE SUI PARTITI restituirà ai cittadini associati il diritto di concorrere a determinare la politica nazionale (art. 49 della Costituzione), con regole che impediscono l’occupazione del partito e lo stravolgimento della democrazia.
Andrea Pirro

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