Un amico mi ha rivelato che tra gli attivisti di AZIONE c’è malcontento. Il partito di Calenda ripaga con l’irrilevanza chi si è adoperato per la causa e ci ha messo la faccia. La stessa sorte di tante persone ammaliate dalle parole d’ordine del MOVIMENTO 5 STELLE: democrazia dal basso, democrazia diretta, uno vale uno… Dicono che Calenda, quando le cose vanno male, non si prenda neppure il fastidio di ringraziare chi lo ha sostenuto facendo manovalanza. Nel frattempo il MOVIMENTO ha raggiunto un’altra vetta: Giuseppe Conte è stato confermato presidente dei 5 STELLE da meno della metà degli iscritti, attraverso una votazione senza quorum, su un candidato unico.
Questa sarebbe una conquista democratica? In Corea del Nord si vota così.
Nessuno lo dice, ma la cosa è semplice: AZIONE, come il MOVIMENTO 5 STELLE, sono partiti personali. Dietro il velo democratico c’è un padrone che orchestra un verticismo mascherato. Se i partiti personali non avessero bisogno di manovalanza, soprattutto in periodo elettorale, se ne starebbero chiusi nel palazzo senza neppure accennare il gesto di consultare la base, tanto ci pensa la TV di Stato a dare loro un maquillage democratico, a raccontare chissà quale dibattito politico.
Insomma lo scoglio è sempre lo stesso: la partecipazione, che implica controllo e critica da parte degli iscritti. Ma questo aspetto della partecipazione, che dovrebbe essere tutelato dall’art. 49 della Costituzione, non piace al padrone. Al padrone servono figuranti, al padrone servono folle plaudenti.
Il verticismo mascherato è inaccettabile in una DEMOCRAZIA COMPIUTA. Il partito politico non può essere una bandiera che fugge dalle attese di chi ci ha creduto e dai ricorsi legali.
Andrea Pirro