L’11 marzo scorso il Movimento 5 Stelle ha approvato un nuovo statuto dove manca il limite di due mandati a cariche pubbliche. Ha partecipato al voto poco più di un quinto degli iscritti, comunque il dado è tratto, con questa giravolta il Movimento rompe l’ultimo patto con sostenitori ed elettori perdendo il suo più grosso punto di forza.
Le giravolte del Movimento sono state molte: è inutile ritornare sui disparati proclami che ha lanciato per attirare voti (TAP, TAV, ILVA, ecc.). Più grave è la retromarcia sul professionismo in politica perché il limite dei due mandati era un principio di autodisciplina che poteva innescare una riforma del sistema. Questo almeno speravano gli elettori.
In politica i tradimenti si pagano: crollano i consensi, scema la partecipazione (i dati della votazione sul nuovo statuto lo provano). Un palliativo alla caduta della partecipazione è la rinuncia all’organizzazione locale. Al crollo dei consensi si rimedia blandendo l’informazione, controllando i media. Infatti in Italia la tv pubblica è occupata dai partiti.
D’ora in poi il Movimento vivrà della narrazione dei media, come gli altri partiti. Com’è lontano il Movimento che anteponeva il progetto alle persone e raccoglieva una caterva di voti! Ora segue le altre forze politiche chiedendo che lo Stato tappi ogni falla con altro debito, come se potesse attingere da un pozzo senza fondo. Cavalca il momento, consapevole di non avere consensi per dare al Paese un’economia virtuosa, una giustizia rapida, una burocrazia snella, una seria delegificazione. Cose difficili… perché inimicarsi questa o quella categoria? Meglio tirare avanti con altri debiti, meglio scaricare il barile sulle spalle delle generazioni future, approfittare dell’astensionismo, sperare che i personaggi gonfiati dai media raccattino voti nonostante tutto.
Non so se gli italiani hanno capito che i partiti del debito non fanno nessuna riforma. La nostra democrazia si è arenata davanti all’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, quello sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese. Fino a quando UNA LEGGE SUI PARTITI non stabilirà regole che impediscano l’occupazione del partito, e allo stesso tempo lo rendano scalabile, responsabile e democratico, tutti i partiti galleggeranno sul debito.
Andrea Pirro