Lunedì e martedì prossimi gli iscritti voteranno su un nuovo cambiamento di rotta del Movimento 5 Stelle: la proposta del presidente Conte di accettare il finanziamento pubblico dei partiti politici tramite il meccanismo del due per mille.
Commentando l’ennesima giravolta, Alessandro Di Battista ha ricordato che il Movimento è sempre stato contrario al finanziamento pubblico della politica in ossequio a quanto deciso da un referendum popolare. Di Battista ha ricordato pure che in altri tempi moltissime donazioni spontanee premiavano l’identità intransigente dei 5 Stelle.
In altri tempi ho raccolto anch’io donazioni spontanee per il Movimento, e tanta generosità mi stupiva. Sentivo che le persone erano mosse dal desiderio di partecipare ad un grande cambiamento della politica italiana.
Poi il Movimento si è rimangiato le sfide e i princìpi inderogabili, ma soprattutto si è ritirato dai territori, come se da quel fronte temesse l’invasione di truppe mediocri, di opportunisti e guastatori. Così è stata rinnegata anche la tanto sbandierata democrazia dal basso, quella che comincia con l’impegno nelle amministrazioni locali, e tanti attivisti, simpatizzanti ed elettori, hanno capito che l’identità di cui parla Di Battista era una facciata. I loro contributi sono perduti.
Io credo che il Movimento accetterà il finanziamento pubblico perché ormai prenderlo non è più una scelta, ma una necessità del palazzo.
Ma quella del Movimento è una storia vecchia. Quanti partiti sono nati, hanno usato le persone e poi le hanno tradite?
Io penso che non basti che l’art. 49 della Costituzione sancisca il diritto dei cittadini di associarsi in partiti per concorrere a determinare la politica nazionale. Una LEGGE SUI PARTITI deve delineare il partito politico come organo di partecipazione e impedirne l’occupazione. Una LEGGE SUI PARTITI deve stabilire che il limite dei due mandati in Parlamento vale per tutti i partiti ed è assolutamente ineludibile.
Andrea Pirro