Qualche giorno fa, durante il blocco di WA, FB e Instagram, mi sono ritrovato a riflettere sui social e la politica. Come dimenticare la strabocchevole risposta alla promessa di democrazia dal basso del Movimento 5 Stelle? L’entusiastica voglia di partecipare faceva fiorire chat e pagine FB. Pure gli appelli alla democrazia diretta erano una suggestione potente che spingeva a darsi un’organizzazione locale. Adesso nelle chat sono rimasti in pochi a commentare la cronaca politica da spettatori, qualche vecchio attivista sembra aspettare che il sogno riparta.
Ma la politica non è spettacolo e neppure speranza. La politica si fa. La politica è confronto fra persone reali: operai con imprenditori, ricchi con poveri, liberi professionisti con impiegati pubblici, ignoranti con sapienti, affermati con falliti, fortunati con disgraziati. Nonostante le distanze culturali ed esistenziali, i cittadini devono ragionare insieme e trovare un percorso comune, difendere ad ogni costo l’ascensore sociale, cioè l’accesso alla formazione, alla cultura, alle opportunità di lavoro. E poi devono scegliere chi li rappresenti, cioè i delegati a portare avanti le idee della comunità dentro le istituzioni.
Tutto questo si chiama democrazia partecipativa, e comincia dai territori.
Qual è l’alternativa? L’alternativa è che continuino ad occupare lo Stato i partiti personali e quelli padroneggiati da piccole consorterie romane. Talvolta si sente parlare a cuor leggero di “evoluzione verticistica di un partito”. Attenzione! Nel partito verticistico le persone sono legate dalle cordate dei capibastone, e i membri delle cordate stanno al gioco se ne traggono un tornaconto, e il tornaconto non può che essere l’occupazione del potere.
I partiti italiani sono nemici della democrazia partecipativa, la avversano sottobanco perché la partecipazione implica vigilanza sulla democrazia interna del partito. Solo una LEGGE SUI PARTITI potrebbe imporre una base di democrazia dentro le forze politiche.
Io temo che ad un certo punto, perduta ogni speranza di partecipare, persino le chat taceranno, e sarà un’amara sconfitta perché mai nella storia dell’umanità i cittadini hanno avuto tanti mezzi d’informazione, confronto e mobilitazione. Purtroppo questi meravigliosi strumenti sono usati per arrivare al solito obiettivo: l’occupazione del potere.
Andrea Pirro